venerdì 11 settembre 2009
Wall-E! Roomba!
Grazie ad una joint venture tra me e il mio amore retroilluminato (lui ha messo i punti Esselunga, io i soldi) ora possiedo uno splendido aspirapolvere supertecnologico: Roomba, il mitico robottino che spazza per terra.
Lo tenevo d'occhio da anni, ma il prezzo troppo alto e l'esperienza troppo bassa degli amici mi aveva sconsigliato di rischiare a buttar via soldi senza certezze, finchè la bellezza di due coppie di amici insieme mi hanno cantato le lodi di questo aggeggino. Doveva essere mio.
Morale: Lo prendo, lo porto a casa, carico tutta notte l'aggeggino e alle sette e un quarto di mattina lo metto al lavoro. Primo obiettivo: la sala da bagno, che è la stanza più piccola che ho. Preparo tutto, lo sbatto in mezzo alla stanza, richiudo la porta e lo lascio fare.
Che lavori, lo capisco dal bzzzz continuo che sento da fuori. Così, io mi metto a fare colazione: ma vengo attirata, dopo qualche minuto, da una specie di crisi di tosse del robottino. Apro con circospezione la porta e lo trovo a sbattocchiare, alle prese con una stringa delle all star di mio figlio che gli si era ingarbugliata nella spazzola e, dopo qualche momento, sospira un bi-bi-bi-bop e si ferma. Mi viene una botta di istinto materno (per un robot?) e lo prendo in braccio come un cucciolo. Lo ribalto, stacco la spazzola, sbroglio la stringa, lo ricompongo, lo rimetto sul pavimento e lo faccio ripartire. E lui riparte, con un bzz pimpante. Va avanti finché non decide che il mio pavimento del bagno è pulito, e poi si ferma.
Lo prendo, e a questo punto tento qualcosa di più difficile: lo porto in cucina, mettendo nella stanza anche la base wifi a cui al robottino deve fare ritorno quando ha finito il lavoro o l'energia.
Richiudo la porta e comincio a vestirmi: Roomba dovrà fare e meno di me per almeno metà del suo lavoro, visto che devo uscire per andare a lavorare.
Però una sbriciatina la dò lo stesso, perché la mia cucina ha dei punti bastardi. Apro un'altra volta la porta con circospezione e lo trovo alle prese con un mobile troppo stretto: parte abbastanza sparato con l'entusiasmo della prima volta, e “bonk!” si ferma contro le sue gambe. Un solo momento di rintronamento, e poi bzzzzzzzzzzz riparte per prenderlo dall'altro lato, e “bonk!” risbatte contro una gamba. Si ferma un po' e bzzzzzzzzz mena le tolle e va da un'altra parte.
Mi sta già cominciando a intenerire, quando lo vedo partire come un razzo sotto i mobili del lavello: approfittando della mancanza dello zoccolino, scompare in pertugi sconosciuti alla mia scopa e sembra non uscirne più. Finchè “pfui!”, schizza fuori dal buco a velocità supersonica una chiocciolina di pasta rigata, e poi con un bzzz abbastanza tronfio esce fuori anche lui, proseguendo con aria noncurante (“niente ringraziamenti, baby, è il mio lavoro”) il suo giro.
Ed è qui che mi rendo conto che sembra proprio Wall-e e mi aspetto che per la pulizia approfondita di casa mia si procuri una borsa da picnic termica, dove riporrà i mozziconi di matite, batterie del cellulare, bottoni e foglietti che trova. Gli voglio già molto bene, ma gliene voglio di più quando torno a casa e mi stupisco del fatto che nella base lui non ci sia e non lo trovo: cerca che ti cerca, scopriamo che aveva perso la strada di casa e si era rintanato sotto un mobile, da dove abbiamo dovuto tirarlo fuori. Non è tenero?
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